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Bormio, 6/12/2024


 

“ Il Santo Corcifisso di Bormio „

La leggenda sul Santo Crocifisso narra che fosse opera di un pastore che viveva sul monte Reit e che nel realizzarlo lo abbellì con la propria barba e i propri capelli.

Ma esistono anche altre versioni:
si narra anche che venne scolpito da un abitante di Valfurva che in questo modo volle ringraziare per essere scampato ad un fulmine che si era abbattuto sull’albero sotto cui aveva cercato riparo con il suo gregge di pecore. Il fulmine incenerì il larice e ne rimase solo un pezzo di legno che ricordava la figura di Cristo in croce su cui il pastore intagliò il crocifisso.
Altra versione racconta che la croce fu trasportata dal fiume Frodolfo in piena, fino a Combo, dove venne ritrovata nelle gore di un mulino, fermandosi così nel luogo scelto perchè Le fosse eretto un Santuario. Ma, ovviamente, si tratta di leggende che affondano le radici nella tradizione popolare.

Da un punto di vista storico le prime notizie risalgono al 1512, anno in cui nel cimitero di Combo, presso il quale vi erano le fosse comuni per i morti di peste, venne eretta una croce poi nominata nell’inventario che la chiesa fece dei propri beni nel 1565. Venne quindi trasferita all’interno della chiesa.

Anche qui storia e leggenda si fondono: pare che per ben tre volte il crocifisso fu trasferito nella chiesa parrocchiale ma misteriosamente tornò sempre al suo posto nella piccola chiesa di Combo.

Durante il 1620 i protestanti saccheggiarono le chiese del circondario ma il Crocefisso si salvò custodito nella casa di un certo Settomini che abitava nelle vicinanze.

Successivamente, per l’esattezza nel 1732, si decise di ampliare la chiesa che lo custodiva, che da allora prese anche il nome di “Santo Crocifisso”.

Durante il periodo della costruzione scoppiò improvvisamente la peste e la gente subito si recò in massa presso il Crocifisso implorando la grazia. Il Crocifisso venne immediatamente trasportato per le vie del paese e miracolosamente l’esplosione della peste cessò: da allora nacque la tradizione del “trasporto”.

Anche se lo scultore è tuttora ignoto ciò che colpisce lo spettatore è la forte espressività del viso a dispetto della stilizzazione del resto del corpo.

Il Traspoto del Santo Crocifisso

Il “trasporto” (è nel 1771 che si riscontra per la prima volta tale termine) è una sentita funzione religiosa in cui si rende omaggio al Santo Crocifisso di Combo (conservato presso la chiesa di Sant’Antonio Abate) portandolo per le vie del paese fino a giungere alla chiesa parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio dove rimane esposto per tre giorni all’adorazione della popolazione.

Durante il secolo scorso solamente in cinque occasioni il Crocifisso è stato esposto:nel 1905, nel 1922, nel 1947(in coincidenza quindi della fine delle due guerre mondiali), nel 1984 (in occasione del 1950esimo anno della morte e resurrezione di Cristo) e, da ultimo, nell’anno giubilare 2000.

I tre giorni in cui il crocifisso si trova nella chiesa parrocchiale sono dedicati a solenni funzioni e vespri a cui partecipano tutti i parroci del circondario.

Nei secoli precedenti si ricorse più frequentemente al “trasporto”: si indiva la processione ogni qual volta ci fosse una minaccia per la popolazione, come le pestilenze, o qualche evento naturale quale siccità o maltempo che potesse mettere in pericolo i raccolti. Furono infatti 27 i trasporti nel 1700 e 28 nel 1800.

La tradizione di erigere le porte trionfali compare per la prima volta nel 1857 quando si costruì un enorme arco sul sagrato della chiesa principale. Questi giganteschi archi, fatti in legno e rivestiti di muschio e rami di pino, vennero successivamente estesi a tutto il percorso (uno all’ingresso di ogni reparto) che era attraversato dalla processione.



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